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In breve
Visione e obiettivi generali
In un mondo sempre maggiormente interconnesso non è più possibile avere una visione limitata e ristretta della salute e i recenti avvenimenti pandemici ci hanno reso dolorosamente consapevoli di come la salute sia una entità globale, che travalica le specie e i confini geografici. Il COVID-19 ha fatto regredire i tentativi in atto da decenni verso l’ottenimento dell’Universal Health Care che al momento sembra difficile si riesca a riportare ai livelli pre-pandemici prima del 2035. Vari modelli indicano come, anche nello scenario più ottimistico, non sia possibile raggiungere la Universal Health Care nella prossima decade senza un balzo in avanti tecnologico di enorme portata e senza un vero impegno di politiche nazionali e sovranazionali. In questo scenario complesso l’Università di Padova può e deve svolgere un ruolo di primo piano verso il nuovo paradigma di Global Health. L’approccio Global Health si basa su una visione della salute come stato di benessere biopsicosociale e diritto umano fondamentale nella sua accezione e attuazione più ampia. La salute globale è emersa negli ultimi anni come un concetto volto a pensare la salute nei termini di un processo implicato nella complessa trama delle dinamiche economico-politiche, tanto locali quanto globali, che caratterizzano la realtà sociale. Essa rappresenta una “modalità di guardare al mondo [...] che ha a che fare con l’universale natura della nostra condizione umana. È una presa di posizione circa il nostro impegno per la salute come dimensione fondamentale della libertà e dell’equità”. Nel recente Global Health Summit della Presidenza Italiana del G20 sono state disegnate le prospettive per nuovi modelli di sanità e il dibattito è stato incentrato sulle sfide del millennio: i cambiamenti climatici, il sostegno all’innovazione, la lotta contro povertà e diseguaglianze. In questo contesto si inserisce anche il dibattito sulle priorità della salute globale e della lotta alla pandemia.
La ricchezza disciplinare del nostro Ateneo ci permette di favorire un approccio integrato di ricerca e azione alla malattia considerata come il risultato di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali. Perseguire la Global Health significa prendere posizione a favore dell'equità e della giustizia sociale a livello locale e internazionale. Global Health adotta una "visione ampia" di salute, lungo due assi principali:
“La salute globale è un'area di studio, ricerca e pratica che pone una priorità sul miglioramento della salute e sul raggiungimento dell'equità nella salute per tutte le persone in tutto il mondo. La salute globale enfatizza i problemi sanitari, i determinanti e le soluzioni transnazionali; coinvolge molte discipline all'interno e al di fuori delle scienze della salute e promuove la collaborazione interdisciplinare; ed è una sintesi della prevenzione basata sulla popolazione con l'assistenza clinica a livello individuale". Sebbene l'approccio Global Health abbia avuto origine nel dominio della salute pubblica, può essere applicato sia alla promozione della salute che alla prevenzione e cura delle malattie, a livello individuale o di popolazione.
Le prossime sfide che si pongono al nostro Ateneo non sono solo puramente progettuali (vedi il Polo della Salute e la sua organizzazione), ma anche di visione sociale e transdisciplinare. Per valorizzare appieno le enormi competenze trasversali presenti nel nostro Ateneo è necessaria una programmazione accurata che permetta a tutte le persone coinvolte di operare al meglio fornendo loro strumenti tecnologici, logistici e di supporto adeguati alle nuove sfide: dal Centro di Ricerca Clinica (CRC), ad un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) rivisto e potenziato, alla medicina veterinaria, a un intervento per semplificare e ottimizzare il ruolo del Comitato Etico.
Nuovo Polo della Salute
Il nuovo Polo della Salute di Padova (PSP) è un’occasione unica e imperdibile per ripensare e progettare la medicina del futuro e per permettere alla Scuola padovana di mantenere e accrescere il suo ruolo di eccellenza a livello nazionale ed internazionale. La nostra Scuola medica è riconosciuta come modello di medicina pubblica accademica grazie all’altissimo livello di docenti, ricercatrici e ricercatori, ma anche al lavoro continuo di integrazione a livello assistenziale con la sanità regionale. Il PSP è stato concepito per essere struttura unitaria per organizzazione e operante in continuità in una visione che integri la valorizzazione dell’ospedale storico della città in via Giustiniani e il futuro Ospedale nell’area di S. Lazzaro, un ospedale unico su due poli di pari rilevanza e innovatività. Questa suddivisione, complessa e apparentemente non ottimale, offre in realtà l’opportunità unica di elaborare una nuova visione per la medicina pubblica accademica del futuro basata su quattro missioni, ovvero clinica, educativa, di ricerca e di comunità, come evidenziato dal documento redatto dall’Ateneo: “Il Polo della Salute di Padova – Una nuova visione di medicina” e di seguito riassunto (trovate qui una prima bozza di visione elaborata grazie a un impegnativo sforzo corale approvato dalla Scuola di Medicina e dagli organi).
Una particolare attenzione verrà posta alla Medicina integrata, che tratterà i problemi come quelli legati all’invecchiamento o a patologie particolarmente complesse con un approccio integrato in cui diverse/i specialiste/i lavoreranno intorno alla/al paziente invece dell’attuale modello, in cui la/il paziente deve muoversi (anche fisicamente) fra specialiste/i diverse/i.
Le due realtà: San Lazzaro e Giustinianeo avranno declinazioni distinte ma integrate: un esempio può essere il previsto Dipartimento di Emergenza-Urgenza Integrato unico ma articolato su due sedi, ovvero il Pronto Soccorso collocato presso l’area Giustinianea (PSG) ad alta autonomia funzionale e aperto alla cittadinanza anche con accesso diretto e un’Area di Emergenza-Trauma Center (ETC) dedicata all’accoglienza di pazienti critiche/ci attraverso i mezzi di soccorso (ambulanze/elicottero) più strettamente dipendente da tecnologie, professionalità e organizzazioni complesse e collocata presso l’area di San Lazzaro.
La nuova area Salute di San Lazzaro sarà quindi la visione del futuro della Medicina che ci permette di disegnare in libertà un progetto ambizioso di cure altamente tecnologiche, ma con caratteristiche di umanizzazione del percorso di cura; mentre l’area Giustinianea sarà riconvertita e valorizzata diventando il punto di riferimento assistenziale per la città. In un’ottica di pieno sviluppo delle potenzialità del progetto già delineato, è necessario prevedere delle azioni in cui l’Ateneo svolgerà un ruolo fondamentale:
IRCCS
Gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) sono ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e della gestione dei servizi sanitari, e che effettuano prestazioni di ricovero e cura di alta specialità o svolgono altre attività aventi i caratteri di eccellenza (di cui all’art. 13, comma 3, lett. d) del Decreto legislativo 16 ottobre 2003 n. 288 e s.m.i.). Gli IRCCS possono essere pubblici o privati. I primi sono sottoposti al controllo regionale e alla vigilanza del Ministero della salute, mentre il controllo sui secondi è limitato alla valenza delle ricerche effettuate. Attualmente in Italia sono attivi 52 IRCCS, di cui 30 privati e 22 pubblici.
Gli IRCCS sono destinatari di specifici finanziamenti statali, oltre a quello regionale. In particolare, nel 2018, i finanziamenti per la ricerca corrente sono stati: 159 milioni di euro, per le reti 2,262 milioni di euro e per il finanziamento ERAnet 7,972 milioni di euro. Tali risorse sono assegnate sulla base dei risultati conseguiti in ricerca nell’ambito delle aree per le quali è avvenuto il riconoscimento di IRCCS, che può riguardare una sola area di ricerca (IRCCS monotematico) o due aree nel caso degli IRCCS generalisti.
Il Veneto ha attualmente 3 IRCCS, di cui 2 privati (Negrar e San Camillo) e uno pubblico (Istituto Oncologico Veneto- IOV) e riceve per la ricerca corrente risorse inferiori rispetto a Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia, in quanto le risorse sono assegnate dal Ministero della Salute sulla base non solo della produttività scientifica ma anche del numero degli IRCCS. In tale ottica, l’Ateneo, per favorire il processo di acquisizione di ulteriori risorse nella prospettiva di rafforzare la ricerca traslazionale e migliorare l’assistenza, promuove l’istituzione di nuovi IRCCS.
Tale progettualità non può prescindere dallo IOV, che è una eccellenza riconosciuta a cui dare continuità, superando la separazione tra IOV e Azienda Ospedale Università di Padova (AUOP), che provoca effetti negativi come la duplicazione di risorse e una competizione assistenziale. Inoltre, l’esistenza di un’Azienda Ospedaliera universitaria priva di competenze di oncologia medica e di radioterapia rappresenterebbe un’eccezione negativa nel panorama nazionale e internazionale.
Sulla base di queste considerazioni, è necessario avviare una progettualità ampia e innovativa che comprenda diverse azioni:
One Health
One Health (OH) è un paradigma sanitario che si occupa della salute integrata, in relazione biunivoca o circolare (Circular Health), Essere umano-Animale. Esso è l’approccio, condiviso da tutte le istituzioni mondiali, che considera profondamente tra loro interconnesse la salute dell’essere umano, degli animali e dell’ambiente, progettando e auspicando politiche integrate, che nel mondo occidentale hanno compreso anche la dimensione di ambiente ottimale, mentre nei paesi poveri l’ambiente è rimasto fuori dall’equazione per ovvi motivi di sostenibilità economica.
Il concetto di OH è già attuato anche in Italia; in particolare, per la parte di medicina umana, dai Dipartimenti di Igiene Pubblica dell’ASL nonché dai Reparti di Malattie Infettive delle Aziende Ospedaliere, mentre, per la componente veterinaria, dalle strutture preposte alla Sanità Pubblica Veterinaria e Igiene Urbana sempre dell’ASL, nonché dalle attività di continuo monitoraggio/sorveglianza delle malattie trasmissibili dagli animali all’essere umano e di controllo della sicurezza alimentare, da parte degli Istituti Zooprofilattici (IZS), presenti, con sezioni locali, in ogni Provincia. Gli IZS sono emanazioni dirette del Ministero della Salute cogestite dalle regioni e sono referenti per tutti gli organismi pubblici, nonchè gli organi di polizia, preposti al controllo della sicurezza alimentare, delle malattie degli animali e di quelle trasmissibili.
Il ruolo di garante della Sicurezza Alimentare riguarda strettamente il controllo della sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti, ovvero l'analisi dei residui chimici e farmacologici, oltre alla salubrità microbiologica e parassitaria, sui cibi sia di origine animale sia di origine vegetale pre-trasformazione, che è interamente demandato, a livello nazionale, agli IZS. L’ispezione e il controllo delle derrate alimentari di origine animale nei macelli avvengono invece a opera di veterinarie/i pubblici dell’ASL. È evidente quindi come la situazione in Europa e nel nostro Paese sia già molto avanzata rispetto ai famosi “Wet Market” orientali da dove, è molto probabile, si siano originati i “salti” virali animale-essere umano delle recenti pandemie tra cui l’attuale; il problema delle pandemie virali è solo uno dei problemi analizzati dalla OH. Anche la crescente preoccupazione mondiale per l’aumento di ceppi batterici antibiotico-resistenti è di interesse per l’OH, in quanto potenzialmente correlata all’uso di antibiotici in campo veterinario ma anche, più in generale, all’uso eccessivo di disinfettanti nella tecnologia alimentare
Anche lo sfruttamento dell’ambiente riveste un ruolo cruciale nell’ottica di OH, perché la distruzione degli habitat naturali aumenta il contatto tra gli animali selvatici e l’essere umano, soprattutto nei grossi insediamenti urbani, incrementando il rischio di salto di specie dei virus e le zoonosi. È necessario, quindi, lavorare stimolando la multidisciplinarietà in una visione che coinvolga conoscenze diverse: medicina umana, medicina veterinaria, agraria, entomologia, scienze ambientali.
Come afferma Ilaria Capua: “Le aree di sovrapposizione tra salute umana, animale e dell’ambiente, identificate negli anni Sessanta, si sono moltiplicate a dismisura, oggi conosciamo molte più cose. Se gli animali da reddito stanno male, posso ammalarmi anch’io. Lo stesso vale per l’acqua, per l’aria. Il concetto di salute circolare vuole ricordare che viviamo in un sistema chiuso. È come se il pianeta fosse il nostro sacco amniotico, dove non ci siamo solo noi. Ci sono le piante, gli animali, il microbioma, la biosfera. Noi siamo solo coinquilini di questo sistema”.
Su questo concetto, solido, basilare, che non è realtà accademica, bensì realtà quotidiana della Salute Pubblica Medica e Medico veterinaria si inseriscono ulteriori concetti, di natura etica e filosofica, che riguardano il mondo che vorremmo e che lasceremo a chi verrà dopo di noi. L’Ateneo di Padova, grazie alla sua caratteristica di Università generalista, ha la possibilità di porsi come attore di primo piano a livello nazionale e internazionale sul palcoscenico di OH, progettando una serie di azioni: